La classe 1BT si concentrerà sul cibo come: sostentamento -nutrizione -alimentazione
Incontreremo operatori del territorio che ci porteranno alla scoperta dei sapori, facecendoci entrare nella realtà di tutti i giorni. Quando entriamo in un forno ci siamo mai chiesti da dove arriva la farina e gli ingredienti adoperati per dolci e per tutti i tipi di prodotti presenti? Quant'è importante il lavoro di panificatore o di una piccola e media impresa alimentare nel nostro territorio?
Ad esempio una delle cose che ci piacerebbe ristabilire e che quando qualcuno ci vende qualcosa da mangiare vorremmo sapere chi lo ha fatto come è stato fatto e da dove viene.
Incontro con il presidente associazione forni malatestiani Roberto Reggiani 19 febbraio 2015
Roberto Reggiani non è un relatore qualsiasi, è un uomo che con la propria passione riesce a fare un lavoro durissimo : il fornaio. A tutto questo ha aggiunto la curiosità di un uomo che vuole sempre di più migliorarsi nel proprio lavoro facendolo al meglio. Il suo forno - " PANIFICIO Bolognese”, da più di mezzo nel secolo nel cuore del centro storico, dapprima nell’attuale piazza Amendola, oggi nella contigua via Verzaglia. “Bolognese” perché il fondatore, Gaetano Reggiani, detto il bulgneìs, maestro fornaio e persona di grande umanità veniva appunto da Bologna. Oggi, figli e figlie di Gaetano, cioè Roberto, Maria Cristina, Manuela e Ombretta, proseguono la tradizione paterna e già la terza generazione, Margherita figlia di Manuela, lavora dietro i banchi di questo forno che, da alcuni anni, è convenzionato col corso di laurea in Scienza e Tecnologie Alimentari dell’Università ed ospita utili tirocini di laureandi italiani e stranieri.
UNA BELLA STORIA, un ponte tra passato e futuro. Correva l’anno 1956. Cesena aveva ormai sanato le ferite della guerra: voglia di lavorare, di tornare a vivere decentemente. Nelle case si insegnava ancora ai bambini a mangiare tutto il pane, senza lasciare briciole che, altrimenti, dopo morti, sarebbero stati chiamati a raccogliere tutte le briciole in un cestino senza fondo: antico monito di una Romagna che aveva conosciuto più volte lo spettro della fame. Gaetano Reggiani, dopo un’iniziale collaborazione con il fornaio Ruschi, rilevò il negozio originario, nella piazzetta di fianco al Municipio; il suo buon pane, le sue ghiotte spianate incontrarono il favore dei cesenati. «Da piccoli, noi otto figli, tra maschi e femmine, abbiamo passato la nostra infanzia qui — ricorda Maria Cristina, la sorella maggiore —. La mamma lavorava nel forno e noi bimbi eravamo amorevolmente sorvegliati anche dai vicini e dalle posteggiatrici delle biciclette. Vorrei che anche oggi ci fosse un po’ di quella fratellanza: il forno era il cuore d’una grande famiglia, amici e vicini compresi». «Tutto quello che so, l’ho imparato da mio babbo, e non credo di essere all’altezza della sua bravura — dice il figlio Roberto —. Ma l’esperienza che mi ha trasmesso è decisiva nell’affrontare le molteplici richieste odierne, dal vero pane artigianale ai pani dietetici o con specifiche farine. Però credo molto nella tradizione, che è identità di tutto un territorio, e nella sua innovazione».
REGGIANI “junior” è anche il coordinatore dell’Associazione dei Fornai Malaestiani e si è posto volentieri a disposizione dell’Università: «Mi sono commosso durante la discussione di una tesi di laurea, un paio d’anni fa, di Silvia Casella in merito al pane romagnolo. Da quella bella ricerca è poi nato un pane romagnolo, con grani selezionati e tecniche classiche di lavorazione. Un pane che tutt’oggi proponiamo come Associazione».
(articolo apparso su "il resto del carlino" ed. Cesena di Gabriele Papi)
Per concludere l'incontro storico-culturale non potevamo che assaporare i classici "Bracciatelli"* ed il "pane malatestiano" appena sfornati dallo stesso REGGIANI.
*La 'brazadela' è la declinazione terminologica dialettale della ciambella. Per secoli anche in Romagna, almeno fino alla prima metà del Novecento, i rivenditori ambulanti nelle feste e nelle sagre vendevano grossi bracciatelli inanellati nei rami di una punta. Il termine 'brazadela' compare già nel XIII secolo in antichi scritti romagnoli. Ma proviamo a entrare nel segreto della ricetta utilizzata dai forni produttori. “La “Brazadela” di Andrea Malatesta – svela Reggiani - è in pratica una ciambella col buco, i cui ingredienti sono costituiti da farina integrale, burro, uova, zucchero grezzo (ai tempi di Andrea Malatesta c'era il miele, ma si è deciso di non utilizzare questo ingrediente perché avrebbe compromesso la riuscita della ciambella), il tutto decorato con fichi. Non tutte le ciambelle riusciranno col buco, ma questa sì: perfettamente. Gustare per credere”.
Permalink: cibo e nutrizione | Data di pubblicazione: 18/02/2015 |
Tag: Cibo e Nutrizione | Data ultima modifica: 19/02/2015 |
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